
Storia e musica si fondono quando parliamo di campane: il fascino di Santo Domingo raccontato per mezzo delle campane della Cattedrale e delle altre chiese
Le campane della cattedrale e delle altre chiese

La città primate d’America è ammirata per il suo prezioso patrimonio storico e le sue espressioni artistiche e culturali. Senza dubbio, un aspetto di cui poco è stato detto è il fatto che la città sia riuscita a rimanere avvolta nel suono genuino dell’epoca coloniale. Una melodia che ha accompagnato la città per secoli, testimoniando la sua storia e la sua evoluzione fino ad oggi.

La campana che suona per i riti religiosi è una tradizione dimenticata che vive ogni giorno con noi ed alla quale prestiamo a mala pena attenzione. Qualcuno puo pensare che si tratti di una usanza obsoleta ed in decadenza, però niente è più lontano dalla realtà. Si tratta di una tradizione che lota ogni giorno per mantenersi viva grazie ai nuovi campanari, custodi gelosi di questo gran tesoro centenario.

Eric Cordero y Henri Segarra, giovani diciannovenni della capitale, sono la nuova generazione di campanari della città coloniale. Nella loro infanzia, con soli 12 anni, accompagnavano il padre di Henri nel suono delle campane, ammirando la sua destrezza nel dare i differenti tocchi e gestire correttamente i pesanti batocchi.

Così è come impararono ad amare quel compito. Il maestro che insegnò al papà di Henri fu Máximo Lafontaine, sacrestano nella chiesa della Misericordia durante più di sessant’anni.

Il campanile della Chiesa della Misericordia e la Cattedrale sono la più grandi e complessi della città. Hanno ben 5 campane che ballando al ritmo di tocchi diversi , a seconda della funzione religiosa che si terrà.

I tocchi per la processione hanno un suono delicato e morbido, mentre il tocco regolare, tradizionalmente chiamata “la Cuyaya” è potente e pieno di forza. Entrambi i tocchi sono protagonisti nella celebrazione della Vergine dell’ Altagrazia

Il campanile del Duomo, imponente e maestoso, ha vissuto per secoli sotto le cure dei campanari domenicani, che lasciarono come testimonianza storica le loro firme scritte a mano nel passaggio della cupola del Duomo, con la quale si entra nella torre campanaria, dove è possibile vedere le firme risalenti dal 1936 in poi.

Attualmente, Joel e Vinicio Taveras sono quelli che hanno raccolto il testimone dai loro genitori e del maestro Lafontaine, e trattano d’insegnare a giovani come Eric e Henri affinché il compito prosegua salvo per le prossime generazioni. Hanno imparato a rispettare i tocchi tradizionali, pur incorporando, seguendo questi suggerimenti, melodie creative proprie, che ricordano ritmi popolari domenicani.